Leonid Ivashov ieri aveva dichiarato che c’era la possibilità di assistere ad un attacco congiunto di Stati Uniti e Israele ai danni dell’Iran. Oggi questa notizia è stata supportata dal Capo di Stato maggiore Nikolai Makarov, generale delle forze armate russe.
L’Iran è colpevole di condurre esperimenti sull’uranio, o per dirla alla Obama “non rispetta le norme di sicurezza mondiali”. Il che è tantomeno anomalo per il presidente di un Paese che ha deturpato interi paesaggi, molti anni fa, per testare le proprie testate atomiche.
Il fatto è che forse non tutti sanno che cosa s’intende per arricchimento dell’uranio. Il procedimento non prevede di fondere assieme uranio e oro, bensì di utilizzare grandi quantità dell’isotopo presente in più grande quantità sulla Terra (U238, N.d.A.) per sintetizzare un altro isotopo, dal potere energetico esponenzialmente più alto (U235). La percentuale di presenza di quest’ultimo isotopo è di vitale importanza se non vogliamo utilizzare l’uranio arricchito per motivi energetici. Per fini bellici, ad esempio, la percentuale utile di uranio 235 deve superare la soglia del 60%. L’Iran è attualmente ad una percentuale di arricchimento del 20%.
La cosa che più mi colpisce in questo braccio di ferro è però il ruolo della Russia. Da giorni, ormai, Medvedev ha ritirato la trattativa con lo Stato mediorientale che riguardava la cessione di missili S-300 terra-aria, mossa chiaramente pro States, ma oggi, lo stesso Medvedev, ha annunciato che farà tutto ciò che può per impedire un eventuale attacco contro l’Iran.
La prospettiva non è dunque delle migliori, e riporta al periodo d’oro dell’economia mondiale, chiamato anche “Guerra Fredda”. Ma a cosa porterebbe un eventuale attacco da parte degli Stati Uniti all’Iran? Di sicuro un bel botto, materiale oltre che mediatico, e la distruzione di una regione mediorientale. In seguito, almeno secondo queste dichiarazioni, ci sarà un inasprimento dei rapporti tra le due vecchie guardie del mondo, ovvero U.S.A. e Russia, e infine... niente di speciale, naturalmente, a meno che Cina, Giappone e Corea non vogliano usare un simile pretesto per ribadire la loro supremacy. In questo caso, e solo in questo caso, assisteremo a ciò che chiuderà per una ventina d’anni la crisi economica globale.
Vedremo nei prossimi giorni chi si aggiudicherà la vittoria di questo ennesimo braccio di ferro.
Giuseppe Troccoli
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