La vignetta della settimana

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mercoledì 24 febbraio 2010

Ultimatum dalla Casa Bianca

Ieri sera è arrivata la notizia alle agenzie di stampa di un ultimatum imposto dalla Casa Bianca all’Iran. Il portavoce Robert Gibbs, in seguito alle smentite e all’assenza di collaborazione da parte dello Stato mediorientale, ha dichiarato che “il tempo e la pazienza stanno terminando”. Non è questo il primo ultimatum degli USA sulla stessa questione, o per meglio dire, allo stesso Stato, nel passato più recente.
È comunque una notizia che non mi lascia indifferente, soprattutto dopo le ultime dichiarazioni delle parti interessate. La situazione internazionale non è delle più semplici da comprendere, in questo articolo cercherò di delineare le posizioni delle potenze mondiali nel caso di un intervento armato ai danni dell’Iran.
Innanzitutto gli Stati Uniti, grande potenza del ventesimo secolo che ha visto la sua supremacy minata dalla veloce ascesa economica dell’oriente. Negli ultimi giorni è degno di essere citato l’incontro del suo attuale presidente Obama con il leader spirituale tibetano, il Dalai Lama. Questo incontro non ha fatto che aggravare il rapporto con la Cina, con cui lo Stato americano aveva rapporti già logorati dalla vicenda Google e dalla vendita di missili a Taiwan. Gli Stati Uniti, inoltre, sono impegnati da più di otto anni nella cosiddetta “Guerra in Afghanistan” e da circa sette anni nella “Seconda guerra del Golfo”.
Seconda nazione da studiare è sicuramente l’Iran, Stato che divide l’Asia dall’Africa, che trae una grande parte delle sue ricchezze e della sua influenza dai suoi giacimenti petroliferi. L’Iran è al centro dei riflettori da quando Ahmadinejad è diventato presidente della Repubblica Islamica dell’Iran. Molto spesso il capo di Stato ha manifestato il suo lato razzista e, ultimamente, la costruzione delle centrali di arricchimento dell’uranio hanno creato un vero e proprio sfascio delle relazioni internazionali. Negli ultimi giorni, Ahmadinejad ha dichiarato, inoltre, che nel caso di un errore da parte dello Stato di Israele, gli Stati confinanti con esso sono pronti a “sradicarlo”. Ricordiamo infine che il leader iraniano ha imbastito dei buoni rapporti con la Russia, e in particolare con l’ex premier Vladimir Putin.
Terza nazione di cui sarebbe bene sapere la posizione è la Russia. Come detto poco sopra, Ahmadinejad ha deciso di migliorare i rapporti con l’ex repubblica socialista. Sembra infatti che il rapporto tra i due Stati sia stabile, in quanto dopo la prima comunicazione degli Stati Uniti che esprimeva la volontà di attaccare l’Iran (18/02/2010), il generale Makarov dichiarò che la Russia avrebbe fatto tutto ciò che poteva per evitare un simile epilogo.
Lo Stato che chiude il quadro è l’immancabile Cina, che ha l’appoggio militare ed economico di Corea del Sud e Giappone. La Cina possiede una buona parte del debito degli USA, cosa che frutta alle casse dello Stato asiatico diversi miliardi di dollari l’anno e, soprattutto, una posizione di rilievo rispetto alla potenza americana. La Cina detta praticamente legge in campo economico, e sappiamo bene che, in un mondo dove il capitalismo regna indiscusso, l’economia ha importanza vitale.
Fatte queste premesse, possiamo dire che gli Stati Uniti rischiano una sonora sconfitta nel territorio mediorientale, da una parte per l’impegno non indifferente già attuato in Iraq e Afghanistan, dall’altra per la “mancanza di mordente” che porterebbe ad un aiuto esterno da parte di Russia e Cina. In più non possiamo non considerare gli armamenti che potrebbero utilizzare, in risposta, i governi mediorientali. Se davvero il fine di Ahmadinejad è quello di creare missili a testata atomica, i danni sarebbero ingenti per il mondo intero.
In ogni caso non si può far niente altro che attendere nuove notizie. Da un’analisi economica, però, la discesa del dollaro rispetto all’euro e il rincaro graduale del prezzo del petrolio greggio non portano a nulla di buono. Rimanete sintonizzati per ulteriori news nei giorni a venire.
Giuseppe Troccoli

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