La vignetta della settimana

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lunedì 22 febbraio 2010

Italia - Afghanistan, binomio costoso

Domani verrà votato al Senato il rifinanziamento della “missione di pace” in Afghanistan. Sembra scontato un voto positivo, anche se questa missione bellicosa (no, scusate, leggete missione di pace, altrimenti rischio una querela) costerà per i primi sei mesi del 2010 ben 308 milioni di euro.
Se ciò vi sconvolge, aspettate il seguito. Nel secondo semestre, questa cifra potrebbe lievitare, superando così, e di molto, la cifra spesa dallo Stato italiano lo scorso anno. A scopo informativo, e grazie alle fonti ASCA, vi elenco le spese sostenute da noi italiani nei sette anni di conflitto con lo Stato mediorientale:
2002 – 70 milioni di euro
2003 – 68 milioni di euro
2004 – 109 milioni di euro
2005 – 204 milioni di euro
2006 – 279 milioni di euro
2007 – 336 milioni di euro
2008 – 349 milioni di euro
2009 – 540 milioni di euro
Ponendo che, nel migliore dei casi, la spesa per il secondo semestre 2010 sia pari a quella del primo, il totale della spesa sostenuto dalle casse italiane è di due miliardi e 571 milioni di euro. Dalle mie risorse non ho potuto paragonare questa cifra al PIL italiano degli ultimi anni, ma scomoderò, se sarà necessario, il Ministro Tremonti per avere queste informazioni.
In un periodo come quello che stiamo vivendo, spese di questo calibro sono indispensabili per poter uscire dalla troppo spesso nominata crisi. La memoria storica ci dice, infatti, che dopo la crisi del 1929 la soluzione poteva essere soltanto entrare in guerra. E così fu. Cinquant’anni dopo, con la crisi energetica, non c’era il motivo di entrare in una nuova guerra, perché la situazione tesa con la Russia garantiva un dispendio continuo di capitali, sufficiente a tenere il debito pubblico abbastanza elevato da evitare il blocco del mercato.
Ma se definiamo questa ingente spesa indispensabile, allora non dobbiamo lamentarci se non ci sono fondi a sufficienza per tutte le altre esigenze di uno Stato. Purtroppo per noi sia l’essere membri dell’Eurozona, sia l’aver sottoscritto il Patto Atlantico ed essere successivamente entrati nella NATO, non sono assolutamente d’aiuto. Siamo quindi in una certa maniera “obbligati” a prendere parte al conflitto afghano anche se ciò è palesemente anti-costituzionale. Riporto per comodità di lettura, l’articolo 11 della Costituzione italiana (direttamente dal sito del Governo italiano):

Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Io fermerei tranquillamente la lettura al primo punto e virgola, dato che questa guerra è dovuta ad una controversia internazionale, però pure andando avanti si incappa in un oltraggio alla Costituzione, perché tutto si sta facendo tranne che assicurare la pace.
Peccato che, in questi casi, il diritto costituzionale venga surclassato dal diritto internazionale, che impone agli Stati membri delle succitate organizzazioni ad appoggiare, limitatamente alle proprie forze, gli altri Stati membri in guerra.
Dunque, la situazione per il Belpaese non è delle migliori, e questa non può far altro che peggiorare di anno in anno fino a che gli Stati Uniti non concludano una vera e propria tregua continuativa.
Giuseppe Troccoli

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